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Chaosmografie III. Escatologia
di Jacopo Valli






Micro-elogio della Desperatio Activa


La Fine dell’esistenza, il disattivarsi della forma/sostanza cosciente, ossia, la cosiddetta morte, non è male in sé.

L’insensatezza apre l’esistenza al possibile immanente e non la incastona in un assetto mortificante [Nichilismo Attivo: non subire la forma, la rappresentazione, il senso, la Verità di Dio, fosse pure quella del dio della sostanziosa passività scambiante la fertile ed affrancante assenza di senso per la dualizzante oppressione di una rappresentazione ossessiva del Nulla, giustappunto misconosciuta (il dio di Nietzsche non si esaurisce nella figura exoterica della divinità giudaico-cristiana)].

Quasi mai la disperazione per l’insensatezza è disperazione: quasi sempre è speranza di speranza, ossia, ancora speranza. Mancanza, proiezione, tensione asservente.

«On n’échappe pas de la machine», per dirla con Gilles Deleuze.

Mais...

... La disperazione è malintesa grazia dal profumo di papavero.


Geometric Horsehair, Untitled, 2013



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